Come liberarsi del mostro dell’armadio che vive dentro di noi?
Nel processo di diagnosi psicologica, uno dei criteri fondamentali nel conferire al disagio psichico la qualità di disturbo è che il livello di sofferenza dell’individuo causi “una compromissione significativa del funzionamento sociale o lavorativo, rappresentando un significativo declino rispetto ad un precedente livello di funzionamento.
A un certo punto, la malattia ha preso il sopravvento.
L’individuo apparentemente sano, in un determinato momento, smette di “funzionare” al meglio.
A volte il blocco può sembrare improvviso mentre a volte, invece, giunge dopo un lento processo di maturazione che cerca di sfuggire alla coscienza della persona.
Il disagio, nel silenzio, lentamente cresce. Assume una forma, la forma mostruosa delle paure.
Si nasconde, dentro l’armadio della mente.
Non ama essere osservato.
Non vuole incrociare lo sguardo del suo ospite.
Esce solo nell’ombra, quando la coscienza è rivolta altrove e può rimanere dietro le spalle di chi lo ha creato.
I mostri sono poco socievoli, non si esprimono con le parole ma si insinuano nei pensieri, fino a prendere il controllo delle menti ospitanti.
Se fossero portati alla luce, esaminati, vivisezionati con lo sguardo, rischierebbero di perdere la caratteristica che gli garantisce la sopravvivenza: la paura.
Perché in fondo, una volta osservati, non son altro che piccole entità indifese, terrorizzate, nate per motivi a loro sconosciute e che temono di dover lasciare l’armadio che le ha viste nascere.
L’individuo sofferente le ha create, ma ne è lui stesso spaventato.
Quando, e se, i due esseri riescono a incontrarsi inizia il processo di guarigione.
Mostro e Uomo si guardano, si studiano e iniziano a dialogare. Il rapporto si trasforma e diventa convivenza consensuale.
Alcuni rimarranno fedeli ai propri mostri per anni, altri cercheranno di addomesticarli, altri ancora riusciranno a farli traslocare altrove, senza rimorsi e senza rimpianti da entrambe le parti.
Toby Allen, disegnatore inglese, dopo un attento studio delle patologie psichiche, è riuscito a illustrare la personificazione di queste malattie, realizzando nelle sue illustrazioni gli elementi peculiari di ogni disturbo.
Così la Schizofrenia è un mostro dalla pelle scura che emette gas allucinogeni, l’Ansia ha uno sguardo preoccupato e stringe in un abbraccio serrato un orologio rotto. Il Disturbo dissociativo dell’identità, invece, è un camaleonte confuso con la pinna dorsale di un pesce e la coda di un polpo.
Il progetto è stato realizzato proprio con lo scopo di ridurre la censura che circonda le malattie mentali e renderne note sia le caratteristiche che le sensazioni causate dalle stesse. Disegnare diventa uno strumento utile per esorcizzare le paure. Così come fanno i bambini.
Le paure e i mostri vanno affrontati prima che prendano il sopravvento e finiscano per vivere al posto nostro.
Bisogna riuscire ad aprire quell’armadio e affrontare il problema, ma non da soli.
Abbiamo bisogno di qualcuno che, di fianco a noi, accenda la luce mentre tiriamo quella maniglia.
ROTTE DI NAVIGAZIONE: http://www.zestydoesthings.com/realmonsters