Analizziamo le possibili implicazioni tra pensiero creativo e pensiero psicopatologico?
“Eh guarda che io sono un creativo. Fai attenzione che sono pure un po’ folle!”
Questa frase l’avrò sentita milioni di volte, e ho sempre pensato che fosse un’estremizzazione un po’ banale per definire chi, al contrario di me, abbia un minimo di predisposizione nel dare vita tangibile a personali fantasie astratte.
Creare dal nulla implica una progettualità basata su un punto di vista alternativo, nascosto all’occhio comune ma che, una volta rivelato, assume un significato diverso che viaggia da osservatore in osservatore e dà inizio a un nuovo processo creativo.
E’ il pensiero che percorre strade inesplorate, la percezione di qualcosa che in realtà ancora non esiste, un pensiero psicopatologico.
Effettivamente, potrebbe essere accostabile alle alterazioni del pensiero e dell’esame di realtà, tipiche delle menti psicotiche.
Il paziente psicotico, con processi di pensiero psicopatologico, è spesso affetto da disturbi della sensopercezione. Vede quello che non c’è, sente ciò che non è stato detto e, nella maggior parte dei casi, non ne è consapevole. I sintomi sono egosintonici. Sono reali, non bizzarri.
Il pensiero creativo si esaspera nelle sindromi psicotiche trasformandosi in follia ideativa.
La correlazione tra creatività e “pazzia”, è stata recentemente confermata da uno studio condotto nel 2015 da Robert Power presso l’Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze al King College di Londra.
Il team di ricercatori, in collaborazione con i colleghi del deCODE Genetics, ha sottoposto ad analisi i punteggi di rischio genetico di un campione di 86,292 individui della popolazione islandese.
Le persone creative sono state ascritte a categorie artistiche come attori, ballerini, musicisti, scrittori e artisti che utilizzano tecniche visive.
Dai risultati emersi è stato evidenziato un forte legame su base genetica tra creatività e alcuni disturbi psichiatrici, come la Schizofrenia e il Disturbo Bipolare. Addirittura sembrerebbe che i geni legati alla creatività possano addirittura aumentare il rischio di sviluppo di queste due malattie mentali. Quindi il modo di pensare dell’artista è fortemente correlato con il pensiero psicopatologico.
I punteggi di rischio genetici sia per la schizofrenia che per il disturbo bipolare erano significativamente più alti in quelli definiti come individui creativi, con i punteggi a circa metà strada tra la popolazione in generale e quella con i disordini stessi.
L’importanza di queste conclusioni è riassunto nelle parole di Power
“I nostri risultati suggeriscono che le persone creative possono avere una predisposizione genetica verso il pensare in modo diverso e, se combinato con fattori biologici o ambientali di tipo nocivo, potrebbe portare alla malattia mentale.”
Comprendere a livello neurobiologico quali siano gli elementi condivisi dai disturbi psichiatrici e i comportamenti sani, come nel caso della creatività, è utile al fine di individuare i processi di pensiero che potrebbero portare allo sviluppo della malattia mentale.
Da queste conclusioni possiamo assolutamente confermare che vi sia una percentuale di follia negli individui creativi ma la verità è che il folle, quello vero, non ammetterà mai di esserlo.
Lei, per caso, sente delle voci?
(Digli di no)
No dottore
CONSIGLI PER LA LIBRERIA: Power, R et al. ‘Polygenic risk scores for schizophrenia and bipolar disorder predict creativity’ in Nature Neuroscience 18, 953–955 (2015)