“In che misura il genere e la sessualità sono programmati nei geni e in che misura sono invece acquisiti con l’apprendimento e la cultura?”
Le ricerche di stampo neurobiologico spiegano le differenze tra i sessi utilizzando la morfologia dell’encefalo, l’influenza ormonale e l’ereditarietà genetica.
Nelle teorizzazioni esaminate non intervengono fattori determinanti come il contesto sociologico, la cultura di appartenenza e le relative aspettative di ruolo legate al sesso biologico.
Il comportamento, e pertanto i processi di pensiero sottostanti, sono il frutto di identità costruite nell’evoluzione personale dell’individuo e nell’interazione del soggetto con l’ambiente circostante.
“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.” (J. Done, 1623)
Ogni uomo interagisce con gli altri, con l’ambiente e fa parte del “tutto”.
L’agire dell’uomo è condizionato dalla vigile azione del Super-Io, che matura al termine della fase Edipica e che è frutto dell’introiezione di divieti parentali, dei sensi di colpa e delle sublimazioni di esse in identificazioni con le figure genitoriali.
L’istanza del Super- Io si nutre successivamente delle influenze educative e sociali del contesto di appartenenza.
Scrive Freud (1923)
“[Il Super – io] non viene costruito secondo il modello dei genitori, ma su quello del loro Super–io, si riempie dello stesso contenuto, diventa il veicolo della tradizione, di tutti i giudizi di valore imperituri che per questa via si sono trasmessi di generazione in generazione”
Secondo il padre della psicoanalisi, l’uomo è destinato alla sofferenza psichica poiché la realizzazione dei suoi desideri profondi passa attraverso la ricerca della libertà istintiva (S. Freud, 1929).
Questo genera attrito tra l’individuo e la civiltà, che al contrario, pone netti divieti alla realizzazione di comportamenti primitivi che lederebbero la collettività.
Si parla di cedere a pulsioni di morte, di distruzione e aggressività attraverso atteggiamenti devianti quali omicidi, stupri e adulteri che comporterebbero relative punizioni imposte dalla società.
Ogni civiltà è dunque repressiva e si basa sulla sublimazione degli istinti. Si evolve nutrendosi delle restrizioni imposte al singolo e delle aspettative di cui viene investito, aspettative e restrizioni che diventano via via più importanti.
“La libertà non è un beneficio della cultura: essa era più grande prima di qualsiasi cultura, e ha subito delle restrizioni lungo l’evolversi della civiltà”
È evidente come le psicopatologie, in questo caso in esamina le nevrosi, sono il risultato di pulsioni inibite, di felicità negate e aspettative disattese.
Allora cosa definisce l’essere Uomo o Donna? Quali sono i comportamenti, atteggiamenti e i ruoli specifici legati al genere e da dove derivano? Cos’è l’identità di genere?
Taurino, nel suo libro Psicologia della differenza di genere (2005), scrive
“Il paradigma socioculturale consente di definire il maschile e il femminile come dimensioni che, pur non negando il corpo e la biologia, appaiono costituite da codici simbolici socialmente costruiti, il che equivale a dire che la differenza maschio-femmina/uomo-donna è regolata da influenze e condizionamenti esercitati dalla cultura. È possibile pertanto affermare che la biologia fissa soltanto le precondizioni della sessualità umana, nel senso che struttura corpi sessualmente connotati, corpi maschili e femminili, ma non determina i modelli della vita sessuale, così come i modelli della differenza”
L’interrogativo giusto se lo pone anche W. Rogers (2001) mettendo in relazione sesso e genere non come sinonimi ma come due valori distinti.
“In che misura il genere e la sessualità sono programmati nei geni e in che misura sono invece acquisiti con l’apprendimento e la cultura?”
Entrambi gli autori guardano alla cultura e al contesto sociale come agenti nella formazione dell’identità di genere.
Nessun individuo nasce uomo in modo astratto. L’essere umano viene al mondo biologicamente e geneticamente definito. Questo comporta una differenziazione anatomica che lo ascrive a una determinata categoria fenotipica che non risulta esaustiva nella personale raffigurazione dell’Immagine di Sé. All’uomo, fin dalla nascita, viene attribuito un sesso.
Ma il termine “genere”, pertanto non coincide con l’assegnazione del “sesso” biologico.
Il genere è costrutto psicologico che si adatta all’epoca e ai contesti culturali e si esplica attraverso l’identità di genere – la percezione di sé come maschile o femminile – e il ruolo di genere, come comunichiamo all’esterno l’identità scelta.
Il primo a introdurre nel campo della ricerca scientifica psicologica il termine “genere” fu R. Stoller (1968), che lo utilizzò per distinguere il sesso anatomico dall’appartenenza psicosessuale.
Nella sua teoria sull’identità di genere, lo psicologo sostiene che i bambini (già dal primo anno di vita) sono consapevoli della propria identità psicosessuale indipendentemente dal sesso al quale appartengono. Secondo Stoller, a confermare la scelta del maschile o del femminile è il rapporto con i genitori. La famiglia fornisce modelli di genere da interiorizzare, etichetta il bambino stesso attribuendogli un ruolo di genere, lo sprona o lo punisce a seconda della “categoria” prescelta.
La “femminilità” si realizza attraverso il rapporto con la madre con la quale avviene l’identificazione, la “mascolinità” invece affronta il processo inverso e rivolgere lo sguardo all’archetipo fornito dal padre.
L’influenza culturale sulla definizione dell’identità del genere è osservabile, ad esempio, nelle tradizioni delle popolazioni Inuit dell’Artico. Ogni nuova nascita è vista come una reincarnazione, pertanto, al momento del parto al neonato verrà assegnata l’identità del defunto, ne prenderà anche il nome (Anima-nome), indipendentemente dal sesso biologico del neonato.
Il bambino verrà cresciuto secondo le aspettative di ruolo legate alla persona reincarnata, fino a quando, in età puberale potrà tornare a vivere in accordo all’assegnazione fisiologica del sesso. Dovrà imparare nuovi atteggiamenti, comportamenti e assumere le responsabilità legate al ruolo di genere.
CONSIGLI PER LA LIBRERIA:
J. Done, Meditazione XVII, 1623, in «Devozioni per occasioni d’emergenza», Roma, 1994
S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi, in «Opere vol XI», Torino, 1979
S. Freud, Il disagio della civiltà, Roma, 1949
A. Taurino, Psicologia della differenza di genere, Roma 2005
W.S. Rogers, R.S. Rogers, The psychology of gender and sexuality: An introduction, Buckingham 2001
G. Zullo, A. Gualerzi, Percorso diagnostico terapeutico C.I.D.I.Ge.M: aspetti psicosessuologici e cormobidità psichiatriche nella disforia di genere, in «Report SOPSI 2014: ai confini delle diagnosi: la disforia di genere», (http://www.stateofmind.it/)
R.J STOLLER, Sex and Gender, Vol. 1, New York, 1968
F. Héritier, Maschile e femminile. Il pensiero della differenza, Bari, 2010