L’effetto Lucifero: “era così una brava persona”.
Spesso siamo vittime di quella trappola mentale che ci impedisce di pensare che una persona che conosciamo possa comportarsi male, davvero male. Quando succede rimaniamo stupiti, per noi non era qualcosa di prevedibile e forse neanche Dio si sarebbe mai aspettato la corruzione del suo Angelo preferito.
L’effetto Lucifero è proprio questo.Descrive il momento in cui una persona “normale” attraversa il confine tra il bene e il male. Rappresenta una trasformazione di carattere umano che è significativa nelle sue conseguenze.
Il termine fu coniato da P. Zimbardo, ideatore del terribile esperimento carcerario di Stanford.
Una ricerca dai risvolti così “spettacolari” da esser stata portata ripetutamente sul grande schermo.
Zimbardo (1971), si ispirò agli studi di G. LeBon sul comportamento sociale. Di base la teoria per la quale un individuo immerso in una folla tende a perdere la propria identità personale conformandosi al volere e alla moralità del gruppo.
24 maschi adulti, in apparenti ottimali condizioni psicofisiche, furono inseriti all’interno di un carcere (una riproduzione fedelissima realizzata nel seminterrato dell’Istituto di psicologia dell’Università di Stanford, a Palo Alto).
Al gruppo furono assegnati in modo casuale il ruolo di guardie e detenuti.
I prigionieri, spogliati dei loro averi e in uniforme carceraria, furono messi in cella.
Le guardie, in divisa dotata di manganello e fischietto, avevano il compito di regolare la vita in carcere ma con l’istruzione di decidere autonomamente i metodi da adottare.
I risvolti furono drammatici e inaspettati. Dopo solo due giorni si verificarono episodi di estrema violenza, le guardie avevano preso il sopravvento con soluzioni al limite del rispetto della condizione umana e i prigionieri erano in rivolta. Si era così verificato l’effetto Lucifero.
Al quinto giorno, i detenuti mostravano segni di disturbi emotivi e sintomi di disgregazione individuale e collettiva, le guardie invece avevano tirato fuori un lato sadico che in fase di selezione non era apparso. A questo punto l’esperimento fu bruscamente interrotto con gran disappunto delle guardie.
In pratica, determinate personalità, nascondono dei lati oscuri che tendono a manifestarsi non appena ne viene data occasione.
Per questo motivo Zimbardo, nel suo libro L’Effetto Lucifero: Quando i Buoni Diventano Cattivi (edizioni Random House), esorta le persone a tener “sotto controllo”non solo sè stessi ma anche leadership di ogni organizzazione che siano multinazionali, stati o lobby politiche e religiose.
L’idea che un abisso invalicabile separi le persone buone da quelle cattive è consolante per almeno due ragioni. Anzitutto, crea una logica binaria, in cui il Male è essenzializzato. La maggior parte di noi percepisce il Male come un’entità, una qualità intrinseca di certe persone e non di altre. Alla fine, un cattivo seme dà cattivi frutti, come mostra il loro destino…
Inoltre, sostenere che esiste una dicotomia Bene-Male assolve “le persone buone” dalla responsabilità. Le libera dal dover prendere anche soltanto in considerazione il loro possibile ruolo nel creare, difendere, perpetuare o ammettere le condizioni che contribuiscono alla delinquenza, al crimine, ai vandalismo, alle molestie, al bullismo, allo stupro, alla tortura, al terrore e alla violenza. “Così va il mondo, non si può fare granché per cambiario, e certo non posso farlo io”. P. Zimbardo.
CONSIGLI PER L’HOME CINEMA: Paul Scheuring, The Experiment, 2010