Lo sviluppo della depressione maggiore ha basi biologiche e psicosociali.
Depressione Unipolare: la prospettiva biologica.
Dopamina, noradrenalina serotonina sono i tre neurostrasmettitori implicati nella regolazione del tono dell’umore.
Nella depressione vi è uno squilibrio tra rilascio e ricaptazione di queste sostanze che determina la carenza dei mediatori nello spazio sinaptico.
L’impulsività, l’ideazione suicidaria, l’umore, l’appetito, il sonno, le funzioni cognitive e la sessualità sono influenzati da un’alterazione della serotonina. Noradrenalina e dopamina, invece sono responsabili delle attività psicomotorie, dell’energia psichica, della perdita di interessi e della riduzione della capacità lavorativa.
Uno studio italiano, condotto con avanzate metodiche di neuroimaging, ha individuato un biomarcatore cerebrale implicato nella patologia affettiva. Una variante del gene 5-Httlprn causa una disregolazione della serotonina e, a livello neurobiologico, un’alterata anatomia dell’amigdala, area cerebrale implicata nella regolazione dell’emozione.
Come abbiamo visto, quest’area cerebrale presenta un dimorfismo sessuale, così come la corteccia prefrontale, la cui attività risulta ridotta durante gli stati depressivi.
Un’indagine volumetrica condotta su pazienti maschi e femmine affetti da Disturbo Depressivo Maggiore, ha rilevato nelle donne una dimensione inferiore dell’amigdala rispetto a soggetti non depressi.
Gli uomini, invece, presentano un giro del cingolo più piccolo del 23% mentre nelle donne è inferiore solo dell’11% rispetto a individui sani (Hastings et al., 2004).
Le donne, inoltre, sono soggette a importanti variazioni ormonali che influiscono nella maggiore incidenza di questa psicopatologia la cui predominanza inizia durante la pubertà.
In età adolescenziale, i cambiamenti fisiologici legati allo sviluppo corporeo e la variazione quantitativa degli ormoni collegati alle modificazioni corporee influiscono sull’umore depresso.
Il flusso mestruale, la gravidanza e la menopausa fanno parte della vita biologica della donna. Questi eventi ormonali, che ne comportano variazioni importanti, sono correlati a patologie depressive tipiche di genere come la Sindrome Premestruale e la Depressione Post partum.
Inoltre, il decremento delle differenze di genere dopo la menopausa potrebbe confermare quest’ipotesi biologica che vede gli ormoni femminili come protagonisti nello sviluppo della depressione.
Il ruolo degli estrogeni e dell’attività disfunzionale dell’area prefrontale nel Disturbo Depressivo Maggiore sono confermati da uno studio condotto da Shansky et al. (2004).
I ricercatori, dopo aver somministrato FG7142 (benzodiazepina responsiva allo stress), hanno sottoposto un campione di topi maschi e femmine a compiti di memoria che coinvolgevano l’attività della corteccia prefrontale.
Le femmine, nel periodo premestruale dove la concentrazione di estrogeni è maggiore, ottennero punteggi inferiori nell’esecuzione dei compiti rispetto ai topi maschi ma non nel periodo successivo dove la concentrazione ematica dell’ormone è più bassa.
I risultati dello studio confermano come gli estrogeni rappresentino la causa di risposte amplificate ad eventi stressanti, con un ruolo di sopravvivenza di fronte al pericolo, ma dimostrano anche la loro responsabilità nella suscettibilità del genere femminile ai disturbi legati allo stress come la depressione.