L’autoanalisi è il segreto della felicità (o quasi).
Ci siamo mai chiesti perché ci sentiamo felici? O stiamo bene?
La verità è che passiamo molto più tempo a cercare di capire le ragioni dietro un malessere piuttosto che dietro alle sensazioni di benessere.
Il benessere, quando c’è passa inosservato. Il malessere invece richiede a gran voce la nostra attenzione e non sempre siamo in grado di individuarne le radici.
L’autoanalisi è un viaggio introspettivo alla ricerca di indizi chiave che ci portino a comprendere il nostro stato d’animo.
Usando la terminologia freudiana in un contesto un po’ più moderno, è come se coscienza e inconscio facessero un lungo viaggio in macchina sull’autostrada dell’autoanalisi.
Non sarà semplice raggiungere la destinazione poiché la meta non solo non è ben definita (anzi, potrebbe addirittura cambiare) ma è molto facile incappare in deviazioni o code chilometriche dovute a lavori in corso il 15 di agosto. Pieno esodo festivo.
L’introspezione è quindi uno strumento utile che se vuole essere efficace deve poter usufruire di un dialogo al di fuori della mente pensante. Se la comunicazione non viene esternalizzata non c’è sincerità e la tendenza “al darsi ragione” la fa da padrone.
Questo accade perché la psiche, nel tentativo di proteggersi, mette in campo meccanismi di difesa difficili da riconoscere e che deviano lo sguardo altrove.
E’ un po’ come quando perdete le chiavi di casa e non riuscite a trovarle, le avete lì di fronte a voi ma non le vedete. Avete bisogno di chiedere a qualcun altro se vi aiuta a scovarle.
Lo psicologo è colui che vi aiuterà a scOvarle scAvando insieme nella vostra mente.
E’ il terzo elemento imprescindibile nella conduzione di questo colloquio fra le istanze dell’io. E’ colui che, nella sua imparzialità, farà in modo di visualizzare e riconoscere l’ostacolo sul cammino, e che, con voi, troverà l’elemento che state cercando.
Non occorre andare in analisi per porsi delle semplici domande e risolvere piccoli conflitti ma se volete veramente arrivare a conoscervi nel profondo (e vi garantisco che non ci si conosce mai abbastanza) è necessario rivolgersi a un esperto. Con coraggio e serenità. Non sarete soli.
“Io non sono io,
io sono quello che mi cammina accanto
e che non vedo,
che qualche volta vado a trovare,
e altre dimentico.
Io non sono io,
io sono quello che
quando parla ascolta attentamente e
in silenzio, quello che quando odio perdona dolcemente,
quello che quando esco
rimane dentro,
quello che quando muoio
rimane in piedi.”
Juan Ramon Jimenez